L’opera Rosa-rosae, si riferisce ad un dualismo concettuale tra “unità e molteplicità” sempre presente nell’esistenza della natura e simbolo eterno delle cose stesse. L’amore per la sperimentazione di materiali diversi vissuti come estremi e riappropriazione di continui giochi di rimandi dello “sguardo” configurano il lavoro, e la forma della rosa stessa: l’unità è quindi molteplicità. Il gesto unico può determinare una continuità come un gioco mutevole di specchi in cui ancora una volta è protagonista lo sguardo come percezione interiore di chi guarda. La rosa elemento del reale ci spinge oltre lo sguardo per operare uno sconfinamento tra senso e appartenenza. L’opera è stata realizzata a strappo “gesto unico” di carta ricoperta successivamente di resina e colore acrilico nero.